Beppe Melchiorre
Beppe Melchiorre (Orta Nova, Foggia, 1952)
A vent’anni tenta l’avventura di realizzare il suo sogno di diventare fotografo pubblicitario, frequenta un corso serale e lavora per qualche mese in un rinomato e antico studio fotografico, ma la vita va da un’altra parte.
Lavora per anni come manager e dirigente nelle industria informatica, matura sempre più l’idea umanistica della centralità della persona, della sua crescita e della realizzazione delle sue opere. Percorso che lo porta verso i cinquant’anni a riprendere gli studi, a diventare counselor e realizzare percorsi di sostegno per persone in difficoltà a seguito di malattie, infortuni, e finalizzati al reinserimento sociale e lavorativo. Opera come volontario in associazioni per l’emergenza, la disabilità e l’auto mutuo aiuto. A questo punto della sua vita giunge il momento di riappropriarsi della sua passione per la fotografia. Frequenta workshop e corsi, mantenendo vivo l’interesse per l’analogico da cui è partito.
A seguito di letture e frequentazione di mostre si appassiona alle antiche tecniche di stampa di metà ottocento. Una vera folgorazione, in particolare la cianotipia (detta anche blue print o fotografia al blu di Prussia).
Opere esposte
Installazione, su struttura metallica e strumenti del mestiere, con le cianotipie:
Décolleté, Sirena, Donna con camicia, Foglie vive, Donna con quadro, Donna con sciarpa, 2018, stampe a contatto su cartoncino ruvido Michelangelo da 200g/m2., 297,2×215,9 mm
Un approccio sperimentale, semplice, che consente di fondere artigianalità con sensibilità artistica. Un processo molto materico (che si può anche ibridare con il digitale), che miscela prodotti chimici ferrici, che usa carta al cotone, pellicola per stampa a contatto, pennelli, acqua, bacinelle e luce UV e solare per l’esposizione. Soprattutto consente di realizzare una ripresa della realtà interpretata, trasfigurata, a tratti onirica. Parla della visione autoriale del mondo, della persona, della magia, della grazia del femminile. Tutto è in divenire, in progress, c’è spazio per la formazione, la crescita personale e tecnico/artistica del fotografo. Riverbera la figura dell’artigiano fiorentino e della sua bottega, un modo giocoso di ritrovare la centralità dell’individuo.