Pino Chiezzi
Pino Chiezzi (Moretta – Cuneo, 1943)
Laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, ha insegnato tecnologia meccanica e disegno tecnico in istituti pubblici, e ha progettato e diretto lavori in vari settori delle costruzioni civili. Dal 1970 è stato amministratore nel Comune di Gassino (TO), successivamente nella Città di Torino sino al 1985. Dal 1987 al 2005 è stato Consigliere regionale della Regione Piemonte. Ha iniziato a disegnare facce nell’inverno 1991, durante la sua attività istituzionale e nella vita quotidiana. Divenne noto per la sua attività di ritrattista di volti di colleghi, accompagnati dalla parole udite all’atto della conclusione del disegno. Nel tempo ha sviluppato nuove vie e soggetti.
La sua pittura è fatta di sottrazioni e riduzioni che agiscono sulla forma e sul colore dei luoghi e delle cose rendendoli figurazioni essenziali e mobili, in cui il punto di compimento dell’opera appare in continuo divenire.
Opere esposte
Liberazione degli ostaggi – Hypercacher, Porte de Vincenne, Parigi, 09.01.2015,
2015, selezione da 14 opere , acrilico su tela, 70×50 cm
Persistenza, 2013, selezione da 36 opere, olio, acquaforte, acquatinta, collage, pastelli, calcografia a secco su tela, tavola e carta, 15×10 cm
“L’autore ha sviluppato una meticolosa ricerca secondo un metodo consolidato in cui il soggetto viene presentato per successivi gradi di destrutturazione e accorpamento dei suoi elementi costitutivi: accostamenti, occultamenti, sottrazioni, divertissement, messa in evidenza di alcuni dettagli a scapito di altri, linee, pieni, vuoti, ombre, riflessi in relazione ai rapporti geometrici fra figure e sfondo.
La minuziosa sequenza di lettura e riscrittura – che con mezzi e tecniche differenti opera su forma, luce, colore, abbandono e recupero della terza dimensione – suggerisce direzioni, ragione e metodo di indagine sul soggetto e consente, forse, di superarlo, portando il discorso della pittura a incontrare il discorso sulla pittura e le sue residue possibilità conoscitive e rappresentative.” (Irene Pittatore)